“Collaudare una turbina dopo un precedente lavoro di manutenzione non può costare delle vite”.

A dirlo sono Letizia Giello e Bruno Mariani della Segreteria generale della Fesica Confsal dopo il disastro della centrale idroelettrica di Bargi, al lago di Suviana, Camugnano, nel bolognese.

“C’è grande sgomento. E’ inaccettabile che eventi come questi non si possano prevedere, specie quando sono coinvolte realtà note e importanti del nostro Paese come Enel. Purtroppo registriamo – spiegano Giello e Mariani – che la squadra impegnata era composta da dodici operai, ma tutti dipendenti di ditte esterne. Uno di questi era un pensionato con partita iva”.

“Oggi è il tempo del cordoglio e della vicinanza alle famiglie dei morti e dei dispersi, gli organi competenti stanno già facendo il loro corso, ma il bilancio attuale di tre morti, cinque feriti e tre dispersi è troppo pesante per un Paese avanzato come l’Italia. Questo momento di rabbia per tutti, sia anche di riflessione per chi ha indubbiamente delle responsabilità: per il legislatore, il governo, le istituzioni tutte. Sulle morti sul lavoro si è detto e probabilmente fatto anche tanto, ma se gli eventi luttuosi non si arrestano, qualche motivo ci sarà”, concludono i sindacalisti Mariani e Giello (nella foto).

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